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Dal “Mare Nostrum” al “Gallinarium Americanum”. Basi USA in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente

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Dal numero 3/2005, Il Mediterraneo, Alberto B. Mariantoni
 
 
La sconfitta militare delle potenze dell’Asse nella Seconda guerra mondiale non ha solamente determinato il crollo del regime fascista italiano e di quello nazionalsocialista tedesco. Quell’evento ha piuttosto spianato la strada a due particolari e drammatici “effetti collaterali”:

 

    1. da un lato, infatti, ha permesso un decisivo sviluppo della principale Superpotenza militare del mondo, che oggi non fa più mistero delle sue mire egemoniche di dominio unipolare: gli Stati Uniti d’America[1];

 

    2. dall’altro, ha direttamente o indirettamente provocato l’inevitabile fine della libertà, dell’indipendenza e dell’autodeterminazione, nonché della sovranità politica, economica, culturale e militare della totalità delle Nazioni mediterranee (e non solo).

 

Il dato fondamentale che va posto all’attenzione di tutti coloro che individuano nel ripristino delle suddette istanze l’obiettivo principale di un decisivo impegno politico-culturale, è che ancora oggi – nonostante l’ultimo Conflitto mondiale sia ufficialmente terminato sessant’anni fa, e, a sua volta, la Guerra fredda si sia conclusa sin dal 1990 – le originarie strutture militari[2] che, dopo l’8 Maggio 1945, gli Stati Uniti d’America avevano deciso di mantenere o di stabilire in Europa ed all’interno di alcuni paesi del bacino mediterraneo e dell’area vicino-orientale, continuano imperterrite (dopo essersi quasi triplicate nel numero, avere largamente ampliato la loro sfera d’influenza all’interno ed all’esterno dei nostri territori e notevolmente incrementato – nel tempo – la loro iniziale potenzialità logistica ed operativa) ad occupare e a dominare (o quantomeno, a minacciare militarmente da vicino e ricattare politicamente) l’insieme della nostra area geopolitica.

 

Come tutti sanno, appunto, tra il 1945 ed il 1990, gli Stati Uniti – con la scusa della “lotta contro il comunismo” e della difesa ad oltranza del cosiddetto “mondo libero” (che – se erano in buona fede – potevano, invece che da Sigonella, benissimo difendere dall’Alaska, ex territorio russo, che si trovava e si trova praticamente ad un “tiro di schioppo” dall’allora frontiera territoriale dell’Unione Sovietica!) – si sono semplicemente mantenuti, con la complicità e la connivenza (o semplicemente, grazie all’incapacità o all’inconsistenza?) dei nostri governanti, sulle posizioni militari che avevano acquisito durante la Seconda guerra mondiale. E dopo avere terminato di insediare le loro basi “difensive” all’interno dei nostri territori, le hanno principalmente utilizzate per controllare, assoggettare e/o ricattare militarmente, politicamente ed economicamente la totalità dei paesi del nostro specifico scacchiere.

 

Tra il 1990 ed il 2000, inoltre, nonostante non esistesse più il “pericolo comunista” e l’Urss ed i regimi filo-sovietici dell’Europa orientale fossero già crollati, gli Stati Uniti – con il pretesto della Guerra del Golfo (1990-1991)[3], dell’intervento internazionale in Somalia (1993-94) e dei diversi “Conflitti balcanici” (1992-2000) – sono riusciti, dapprima, a rendere psicologicamente indispensabili l’insieme delle loro basi agli occhi dell’opinione pubblica dei nostri paesi e, in un secondo tempo – con la successiva creazione ad hoc di nuovi e pericolosi focolai di guerra e di destabilizzazione politica e militare all’interno dei nostri territori[4] – a farle addirittura considerare essenziali alla sicurezza militare ed alla stabilità politica delle nostre Nazioni (e dunque, insopprimibili), dall’insieme dei nostri rispettivi governi.

 

Infine, tra il 2001 ed i nostri giorni – sfruttando l’ondata di sentita emozione che aveva fatto seguito agli (auto?) attentati dell’11 Settembre 2001[5] e coinvolgendo (con la scusa delle famose “armi di distruzione di massa” di Saddam… che nessuno, fino ad ora, è mai riuscito a scovare!) alcuni paesi europei nella loro invasione/occupazione dell’Iraq (2003)[6] – gli Stati Uniti, non solo hanno imposto una vera e propria proliferazione della loro presenza militare[7] all’interno del nostro continente (installazione di numerose basi statunitensi nell’Est europeo e all’interno della maggior parte delle ex Repubbliche musulmane sovietiche), ma – dopo essersi auto-proclamati campioni indiscussi della “Guerra infinita” (sic) al “terrorismo internazionale”; avere pretestuosamente invaso l’Afghanistan; avere largamente ed opportunisticamente accreditato, in Occidente, la falsa e pretestuosa idea di un impellente ed inevitabile “scontro di civiltà” con le popolazioni musulmane della sponda Sud del Mediterraneo e del resto del Vicino Oriente; avere seminato, a piene mani, instabilità e sovvertimento[8] all’interno del nostro spazio geopolitico – hanno ugualmente incominciato a pretendere, dall’insieme dei nostri governi, il completo e non negoziabile allineamento ideologico, politico e militare sulla discutibile ed avventuristica politica d’espansione militare (per fini economici interni…)[9] che la loro Amministrazione ha recentemente (e per l’ennesima volta) deciso di adottare e/o di mettere in pratica[10].

 

Ora, per rendersi conto del reale significato delle “Liberazioni” che gli Stati Uniti ci avrebbero dispensato, nonché per toccare con mano la triste ed umiliante condizione di “polli in batteria”[11] che i responsabili pro-tempore della Casa Bianca hanno avuto la lungimiranza e “magnanimità” di riservare ai nostri Popoli ed alle nostre Nazioni, basta dare una rapida occhiata alle pagine che seguono, nelle quali sono elencate le Basi militari statunitensi[12] che costellano attualmente il Continente europeo, il Bacino mediterraneo e l’Area vicino orientale.
 
 
Basi USA in Europa [13] (da Nord a Sud). Tra le più importanti:
 
 

  • ISLANDA: NAS Keflavik (Reykjanes – US-Navy – US-Air Force).

 

  • ESTONIA, LATVIA, LITHUANIA : attualmente sono in costruzione almeno 22 Basi militari e 6 Basi navali NATO[14], su controllo statunitense (Mare Baltico – US-Air Force; US-Navy; US-Army; NSA[15]).

 

  • NORVEGIA: Sola Sea Air Base (US-Air Force); Stavanger Air Base (US-Air Force); Flesland Air Base (Bergen – US-Air Force).

 

  • GRAN BRETAGNA: (all’incirca 30 basi –  US-Air-Force, US-Navy, US-Army) – nome della base: Lakenheath (località: Lakenheath; provincia o regione: Suffolk – US-Air Force); Mildenhall (Mildenhall, Suffolk – US-Air Force); Alcombury (Huntingdon, Cambridgeshire – US-Air Force); Molesworth (Huntingdon, Cambridgeshire – US-Air Force); Thrapston (Huntingdon, Cambridgeshire – US-Air Force); Upwood (Ramsey, Cambridgeshire – US-Air Force); Fairford (Fairford, Gloucestershire – US-Air Force); Feltwell (Thetford, Norfolk – US-Air Force); Croughton (Croughton, Northamptonshire – US-Air Force); senza contare le Basi di supporto logistico di: Barford St John (US-Air Force); Bicester (US-Air Force); Chelveston/Rushden (US-Air Force); Eriswell (US-Air Force); Ipswich (US-Air Force); Newbury (US-Air Force); Newmarket (US-Air Force); Stanton (US-Air Force); Thetford (US-Air Force); Yildenhall (US-Air Force); London (US-Navy); St. Mawgan (US-Navy); Hythe (US-Army).

 

  • OLANDA: Soesterberg Air Base (US-Air Force); Eygelshoven (US-Army); Brunssum (US-Army); Schinnen (US-Army); Vriezenveen (US-Army); Rotterdam (US_Navy – US-Army); più altri 4 insediamneti[16]..

 

  • BELGIO: Bruxelles (Comando Nato); Mons (SHAPE Headquarters – Forze alleate in Europa – US-Army); Chievres (80° Air Support Group – US-Air Force); Brasschaat (Brasschaat – US-Air Force); Gendebien (US-Army);  Kleine Brogel Air Base (US-Air Force); Florennes Air Base (US-Air Force); Anversa (US-Navy); più una decina di altri insediamenti.

 

  • LUSSEMBURGO: Sanem (Esch-Alzette – US-Army); Bettembourg (Luxemburg – US-Army).

 

  • DANIMARCA: Thule Air Base (Thule, Groenlandia);.Karup Air Base (Karup – US-Air Force).

 

  • GERMANIA: (all’incirca 70 basi – Air-Force, US-Navy, US-Army – con una presenza di all’incirca 60’000 militari) – La maggior parte delle Basi USA sono concentrate nelle regioni di: Baden-Wuerttemberg, Renania-Palatinato, Assia e Baviera. Tra le sedi dei Comandi più importanti figurano :

 

-       Ramstein[17] (Ramstein, Rheinland-Pfalz – US-Air Force): da questo Comando dipendono i Sub-comandi di: Brasschaat (Mannheim-Sandhofen, Baden-Wuerttemberg); Patton Barracks[18] (Heidelberg, Baden-Wuerttemberg); Stuttgart (Stuttgart-Echterdingen, Baden-Wuerttemberg); Giebelstadt (Giebelstadt-Wuerzburg, Bayern); Grafenwoehr (Grafenwoehr, Bayern); Hohenfels-CMTC (Hohenfels-Regensburg, Bayern); Katterbach Barracks (Ansbach, Bayern); Storck Barracks (Illesheim, Bayern); Schweinfurt-Conn Barracks (Schweinfurt, Bayern); Armstrong Army Heliport (Buedingen, Hessen); Hanau-Fliegerhorst (Hanau, Hessen); Wiesbaden (Wiesbaden-Erbenheim, Hessen); Rhein-Main (Frankfurt/Main, Hessen); Geilenkirchen (Teveren, Nordrhein-Westfalen); Ramstein (Ramstein, Rheinland-Pfalz); Sembach (Kaiserslautern, Rheinland-Pfalz); Einsiedlerhof (Kaiserslautern, Rheinland-Pfalz); nonché le Basi aere di: Ramstein-Landstuhl (Ramstein, Rheinland-Pfalz); Rhein-Main Frankfurt, Spangdahlem (Spangdahlem, Rheinland-Pfalz), Büchel e Siegenburg-Mühlausen;

 

-       Heidelberg[19] (località: Heidelberg; regione: Baden-Wuerttemberg – US-Army) - Divisioni: 1st Armored Division, Weisbaden; 1st Infantry Division, Wurzburg; 2nd Brigade, 1st Armored Division, Buamholder; 7th Army Reserve Command (ARCOM), Schwetzingen; Corpi d’Armata: V° Corps, Heidelberg; Comandi: U.S. Army Europe (USAREUR); Combat Maneuver Training Center; Landstuhl Regional Medical Center; nonché le caserme: Hammonds Barracks, Campbell Barraks, Tompkins Barracks, Stem Barracks, Hammond Barracks – più 10 altri insediamenti della US-Army;

 

-       Brasschaat[20] (Mannheim-Sandhofen, Baden-Wuerttemberg), con le seguenti caserme: Coleman Barracks, Spinelli Barracks, Turley Barracks, Sullivan Barracks, Funari Barracks – più altri 11 insediamenti US-Army nella stessa regione;

 

-       Stuttgart (Stuttgart-Echterdingen, Baden-Wuerttemberg – US-Army), con le seguenti caserme: Kelley Barracks, Robinson Barracks, Patch Barracks– più altri 13 insediamenti US-Army;

 

-       Hanau  (Hanau, Hessen – US-Army), con le seguenti caserme: Argonen Barracks, Fliegerhorst Barracks Pionier Barracks, Utier Barracks, Wolfgang Barracks, Yorkhof Barracks – più altri 6 insediamenti US-Army;

 

-     Wiesbaden (Wiesbaden-Erbenheim, Hessen ), Comando Intelligence Militare – più altri 9 insediamenti US-Army;

 

-       Rhein-Main (Frankfurt/Main, Hessen) – almeno 2 insediamenti US-Army e 2 US-Air Force;

 

-       Einsiedlerhof (Kaiserslautern, Rheinland-Pfalz) con le seguenti caserme: la GE-642 Armoured-Forces Barracks, Danner Barracks, Pulaski Barracks Rhine Barracks, Kleber Barracks – più altri 8 insediamenti US-Army e 4 US-Air Force;

 

-       Oltre ai Distaccamenti: Pendleton Barracks di Giessen (US-Army); Sheridan Barracks di Garmisch (US-Army); Larson Barracks di Kitzingen (US-Army); Johnson Barracks di Nürnberg (US-Army); Rose Barracks di Bad Kreuznach (US-Army); Pond Barracks di Amberg (US-Army); Warner Barracks di Bamberg (US-Army); Storck Barracks di Windsheim (US-Army); Smith Barracks di Baumholder (US-Army); McCully Barracks di Mainz (US-Army); Ledward Barracks di Schweinfurt (US-Army); Amstrong Barracks di Dexheim (US-Army); Anderson Barracks di Büdingen (US-Army);l’Eliporto di Landstuhl (US-Army), ecc.

 

  • POLONIA: Krzesiny Air base (regione di Poznan – US-Air Force); Gdansk (facilità portuali – US-Navy).

 

  • FRANCIA[21]: Istres Air Base (Marsiglia – Base logistica e di rifornimento US-Air Force), nonché Marsiglia e Tolone (facilità portuali  – US-Navy).

 

  • UNGHERIA: Taszár Air Base (Pecs/Paych – US-Air Force); Kaposvar Air Field (UH-60 Black Hawk helicopters e 127º Aviation Support Battalion – US-Army).

 

  • ITALIA: all’incirca 111 Basi USA[22] (US-Air Force, US-Navy, US-Army, NSA) e NATO (North Atlantic Treaty Organization o “Patto Atlantico”). Chi “comanda”, dunque, in Italia? Ecco la patriottica e provocatoria domanda che i cittadini degni di questo nome, dovrebbero insistentemente e sistematicamente porre ai nostri super-mediatizzati e farisaici politici di “destra”, di “centro” o di “sinistra”, nonché di “estrema-destra” e di “estrema-sinistra”!

 

Tra le basi USA più conosciute e meno conosciute, da Nord a Sud della Penisola:

 

Cima Gallina (BZ): Stazione telecomunicazioni e radar dell’US-Air Force (USAF).

Aviano Air Base (Pordenone, Friuli – US-Air Force): la 16ma Forza Aerea ed il 31° Gruppo da caccia dell’Aviazione U.S.A., nonché uno squadrone di F-18 dei Marines.

Roveredo in Piano (PN): Deposito armi e munizioni USA ed istallazione US-Air Force.

Monte Paganella (TN): Stazione telecomunicazioni USAF.

Rivolto (UD): Base USAF.

Maniago (UD): Poligono di tiro dell’US-Air-Force (USAF).

S. Bernardo (UD): Deposito munizioni dell’US-Army.

Istrana (TV): Base US-Air-Force (USAF).

Ciano (TV): Centro telecomunicazioni e radar USA.

Solbiate Olona (MI – Comando NATO Forze di pronto intervento – US-Army).

Ghedi (BS): Base dell’US-Air-Force (USAF).

Montichiari (BS): Base aerea (USAF).

Remondò (nel Pavese): Base US-Army.

Vicenza: Comando SETAF, Sud Europe Task Force; Quinta Forza aerea tattica (USAF); Deposito di testate nucleari.

Camp Ederle (provincia di Vicenza): Q.G. NATO; Comando SETAF dell’US-Army; un Btg. di obici e Gruppo tattico di paracadutisti USA.

Tormeno (San Giovanni a Monte, Vicenza): depositi di armi e munizioni.

Longare (Vicenza): importante deposito d’armamenti.

Verona: Air Operations Center (USAF). e Base NATO delle Forze di Terra del Sud Europa; Centro di telecomunicazioni (USAF).

Affi (VR): Centro telecomunicazioni USA.

Lunghezzano (VR): Centro radar USA.

Erbezzo (VR): Antenna radar NSA.

Conselve (PD): Base radar USA.

Monte Venda (PD): Antenna telecomunicazioni e radar USA.

Trieste: Base navale USA.

Venezia: Base navale USA.

San Anna di Alfaedo (VE): Base radar USA.

Lame di Concordia (VE): Base di telecomunicazioni e radar USA.

San Gottardo, Boscomantivo (VE): Centro telecomunicazioni USA.

Ceggia (VE): Centro radar USA.

Cameri (NO): Base aerea USA con copertura NATO.

Candela-Masazza (Vercelli): Base d’addestramento dell’US-Air-Force e dell’US-Army, con copertura NATO.

Monte S. Damiano (PC): Base dell’USAF con copertura NATO.

Finale Ligure (SV): Stazione di telecomunicazioni dell’US-Army.

Monte Cimone (MO): Stazione telecomunicazioni USA con copertura NATO.

Parma: Deposito dell’USAF con copertura NATO.

Bologna: Stazione di telecomunicazioni del Dipartimento di Stato Americano.

Rimini: Gruppo logistico USA per l’attivazione di bombe nucleari.

Rimini-Miramare: Centro telecomunicazioni USA.

Potenza Picena (MC): Centro radar USA con copertura NATO.

Livorno: Base navale USA.

La Spezia: Centro antisommergibili di Saclant.

San Bartolomeo (SP): Centro ricerche per la guerra guerra sottomarina.

Camp Darby (tra Livorno e Pisa): 8° Gruppo di supporto USA e Base dell’US Army per l’appoggio alle Forze statunitensi al Sud del Po, nel Mediterraneo e nell’Africa del Nord.

Coltano (PI): importante base USA/NSA per le telecomunicazioni; Deposito munizioni US-Army; Base NSA.

Pisa (aeroporto militare): Base saltuaria dell’USAF.

Monte Giogo (MS): Centro di telecomunicazioni USA con copertura NATO.

Poggio Ballone (GR) – tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli: Centro radar USA con copertura NATO.

Talamone (GR): Base saltuaria dell’US-Navy.

La Maddalena-Santo Stefano (Sassari): Base atomica USA, Base di sommergibili, Squadra navale di supporto alla portaerei americana «Simon Lake».

Monte Limbara (tra Oschiri e Tempio, Sassari, in Sardegna): Base missilistica USA.

Sinis di Cabras (SS).: Centro elaborazioni dati (NSA).

Isola di Tavolara (SS): Stazione radiotelegrafica di supporto ai sommergibili della US Navy.

Torre Grande di Oristano: Base radar NSA.

Monte Arci (OR): Stazione di telecomunicazioni USA con copertura NATO.

Capo Frasca (OR): eliporto ed impianto radar USA.

Santulussurgiu (OR): Stazione telecomunicazioni USAF con copertura Nato.

Perdas de Fogu (NU): base missilistica sperimentale.

Capo Teulada (CA): da Capo Teulada (CA) a Capo Frasca (OR): all’incirca 100 km di costa, 7.200 ettari di terreno e più di 70.000 ettari di zone Off Limits: poligono di tiro per esercitazioni aeree ed aeronavali della Sesta flotta americana e della Nato.

Decimomannu (CA): aeroporto Usa con copertura Nato.

Aeroporto di Elmas: Base aerea dell’US-Air-Force.

Salto di Quirra (CA): poligoni missilistici.

Capo San Loremo (CA): zona di addestramento per la Sesta flotta USA.

Monte Urpino (CA): Depositi munizioni USA e NATO.

Cagliari: Base navale USA.

Roma-Campino (aeroporto militare): Base saltuaria USAF.

Rocca di Papa (Roma): Stazione telecomunicazioni USA con copertura NATO.

Monte Romano (VT): Poligono saltuario di tiro dell’US-Army.

Gaeta (LT):  Base permanente della Sesta Flotta USA e della Squadra navale di scorta alla portaerei «La Salle».

Casale delle Palme (LT): Scuola telecomuncicazioni NATO su controllo USA.

Napoli: Comando del Security Force del corpo dei Marines; Base di sommergibili USA; Comando delle Forze Aeree USA per il Mediterraneo.

Napoli-Capodichino: Base aerea dell’US-Air-Force.

Monte Camaldoli (NA): Stazione di telecomunicazioni USA.

Ischia (NA): Antenna di telecomunicazioni USA con copertura Nato.

Nisida: Base US-Army.

Bagnoli: Centro controllo telecomunicazioni Usa per il Mediterraneo.

Agnano (nelle vicinanze del famoso ippodromo): Base dell’US-Army.

Cirigliano.(NA): Comando delle Forze Navali USA in Europa.

Licola (NA): Antenna di telecomunicazioni USA.

Lago Patria (CE): Stazione telecomunicazioni USA.

Giugliano (vicinanze del lago Patria, Caserta): Comando STATCOM.

Grazzanise (CE): Base saltuaria USAF.

Mondragone (CE): Centro di Comando USA e NATO sotterraneo antiatomico.

Montevergine (AV): Stazione di comunicazioni USA.

Pietraficcata (MT): Centro telecomunicazioni USA/NATO.

Gioia del Colle (BA): Base aerea USA di supporto tecnico.

Punta della Contessa (BR): Poligono di tiro USA/NATO.

San Vito dei Normanni (BR): Base del 499° Expeditionary Squadron; Base dei Servizi Segreti: Electronics Security Group (NSA).

Monte Iacotenente (FG): Base del complesso radar Nadge.

Brindisi: Base navale USA.

Otranto: Stazione radar USA.

Taranto: Base navale USA; Comando COMITMARFOR; Deposito USA/NATO.

Martina Franca (TA): Base radar USA.

Crotone: Stazione di telecomunicazioni e radar USA/NATO.

Monte Mancuso (CZ): Stazione di telecomunicazioni USA.

Sellia Marina (CZ): Centro telecomunicazioni USA con copertura NATO.

Sigonella (CT): importante Base aeronavale USA (oltre ad unità della US-Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’US-Air-Force: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, nonché alcuni gruppi di F-16 e F-111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da più di 100 kilotoni l’una!).

Motta S. Anastasia (CT): Stazione di telecomunicazioni USA.

Caltagirone (CT): Stazione di telecomunicazioni USA.

Vizzini (CT): Diversi depositi USA.

Isola delle Femmine (PA): Deposito munizioni USA/NATO.

Punta Raisi (Aeroporto): Base saltuaria dell’USAF.

Comiso (Ragusa – insediamento US-Air Force).

Marina di Marza (RG): Stazione di telecomunicazioni USA.

Monte Lauro (SR): Stazione di telecomunicazioni USA.

Sorico: Antenna NSA.

Augusta (SR): Base della VI Flotta USA e Deposito munizioni.

Centuripe (EN): Stazione di telecomunicazioni USA.

Niscemi (Sicilia): Base del NavComTelSta (stazione di comunicazione US-Navy).

Trapani: Base USAF con copertura NATO.

Pantelleria: Centro telecomunicazioni US-Navy e Base aerea e radar NATO.

Lampedusa: Base della Guardia costiera USA; Centro d’ascolto e di comunicazioni NSA.

 

  • SPAGNA: NAS Rota (Rota, Cadice – US-Navy – US-Army); Moron Air Base (Moron de la Frontiera, Siviglia – US-Air Forces); Torrejion Air Base (vicino Madrid – US-Air Force); Zaragoza Air Base (US-Air Force); San Vito (US-Air Force); nonché le Basi navali di appoggio e di facilità portuarie di: Alicante, Barcellona, Benidorm, Cartagena, Malaga, Palma de Maiorca (US-Navy).

 

  • PORTOGALLO: Horta (Falai Island, Azores – US-Navy); Lajes Field Air Base (Terceira Island, Azores – US-Air Force); San Miguel (Azores – US-Air Force); Villa Nova (Azores – US-Air Force); Santa Maria (Azores – US-Air Force); Praia Da Victoria (Azores – US-Air Force); San Jorge (US-Navy); più una decina di distaccamenti della US-Navy e della US-Army (Azores).

 

  • BOSNIA ERZEGOVINA: Camp Comanche (Tuzla – US-Army); Camp Eagle (Tuzla – US-Army); Camp Dobol (US-Army); Camp McGovern (Brcko – US-Army).

 

  • KOSSOVO: Camp Bondsteel (Urosevac – US-Army).

 

  • MONTENEGRO: Camp Monteith (Gnjilane – US-Army).

 

  • MACEDONIA: Camp Able Sentry (Skopje – US-Army).

 

  • ROMANIA: Costanza (Mar Nero – US-Navy – US-Air Force); Mihail Kogalniceanu Air Base (US-Air Force); Agigea (in costruzione – US-Navy) ; Babadag (in costruzione – US-Army).

 

  • BULGARIA: Sarafovo Air Base (Burgas – Gruppo del 49° Expeditionary Corp – US-Air Force); Camp Sarafovo (US-Army); Bezmer e Novo Selo (due basi in costruzione – US-Army).

 

  • GEORGIA: Base navale (informale) di Supsa (Mar Nero – US-Navy).

 
 
Basi USA nel  Sud del Mediterraneo
 
 

  • GRECIA: Iraklion/Eleusis (Atene – US-Navy); Hellenikon Air Base (nei pressi di Atene – US-Air Force); Aktion (Costa ionica – US-Air Force); Souda Bay (Chania, Creta – US-Navy); nonché le Basi appoggio e di facilità portuaria di Corfù e Rodi (US-Navy).

 

  • CIPRO GRECA: Nicosia (base logistica saltuaria – US-Air Force); Larnaca (facilità portuarie – US-Navy).

 

  • TURCHIA: Ankara (Comando US-Air Force); Batman Air Base (US-Air Force); Buyuk-Cigli Air Base (US-Air Force); Incirlick-Adana (39º Air Expeditionary Wing – US-Air Force); nonché le Basi aeree di Izmir, Corlu, Konya, Diyarbakir e Mus (US-Air Force) e le Basi di appoggio e di facilità portuaria di Istambul, Izmir, Mersin e Iskenderun (US-Navy) – più una decina di altri insediamenti US-Army.

 

  • CIPRO TURCA: Famagosta (US-Navy); Rizocarpaso (NSA)

 

  • EGITTO: Cairo (3º NavMedRschu – US-Navy); Alessandria (US-Navy); Hurgada (Mar Rosso – US-Navy);

 

  • ISRAELE: Haifa (US-Navy).

 

Questo, naturalmente, senza prendere in conto le facilità di attraversamento dello spazio aereo, di atterraggio, di rifornimento e di supporto logistico accordate – de iure o de facto – agli aerei ed agli elicotteri militari dell’US-Air Force (com’è accaduto nel corso dell’aggressione all’Iraq nel 2003), dalla Svizzera, dall’Irlanda, dall’Austria, dalla Slovacchia, dalla Repubblica Ceca, dalla Slovenia, dalla Croazia, dalla Georgia, ecc.; né tanto meno dimenticare le facilità d’ormeggio e di rifornimento permanenti o saltuarie concesse usualmente all’US-Navy dal Marocco, Tunisia, Gibilterra e Malta.
 
 

Basi USA nel Vicino Oriente ed Oceano Indiano
 
 

Da Nord a Sud, tra le più importanti:

 

  • KIRGHIZISTAN: Manas/Ganci (regione di Bishkek – US-Air Force); Qarshi Hanabad (86º Rapid Deployment Unit – US-Army)

 

  • UZBEKISTAN: Kandabad Air Base (Karshi – US-Air Force); Karshi Barracks (10ª Divisione di montagna – US-Army).

 

  • AZERBAIGIAN :  Kurdamir, Nasosnaya, Guyullah (3 Basi aeree in corso di ammodernamento/realizzazione – US-Air Force).

 

  • TAGIKISTAN: Tagikistan Air Base (US-Air Force); Khojand, Kulyab, Turgan-Tiube (3 Basi US-Air Force e US-Army, in trattativa per la loro costruzione).

 

  • AFGHANISTAN; Mazar-e-Sharif Air Base (US-Air Force); Pul-i-Kandahar (Kandahar Air Field – US-Air Force), Shindand Air Base (Heart – US-Air Force); Khost Air Base (Paktia – US-Air Force); Bagram (Charikar, Parvan – BAF – US-Air Force); Kandahar (101ª Airborne Division – US-Army); Asadabad (US-Army); Heart (US-Army); Gardez (Paktia – US-Army); Mazar-e-Sharif (Task Force 121 – US-Army); Nimrouz (US-Army – in costruzione); Helmand (US-Army – in costruzione) – nonché le Basi di Orgun, Shkin e Sharan (provincia di Paktika – US-Army).

 

  • PAKISTAN: Dalbandin Air Base (US-Air Force); Jacobabad Air Base (US-Air Force); Pasni (US-Air Force); Shahbaz Air Base (US-Air Force); Jacobabad Camp (US-Army); Khowst (US-Army).

 

  • IRAQ: 14 Basi permanenti (“enduring” military bases – con la presenza di all’incirca 110’000 uomini – US-Army); Baghdad Air Base (US-Air Force); più le Speciali Basi di: Bashur (Kurdistan – US-Army) ; Talil (nei pressi dell’Aeroporto di Baghdad – US-Air Force) ; Base H-1 (deserto occidentale iracheno – US-Army) ; Nassiriya (Sud del paese – US-Army).

 

  • GIORDANIA: Muafaq Salti (US-Army);

 

  • KUWAIT: Ahmed al-Jaber Air Base (US-Air Force);  Ali Al Salem Air Base (US-Air Force); Camp Doha (US-Air Force); Camp Udairi (Kuwait-City – US-Army); Camp Doha (Ad-Dawhah – Quartier Generale della 3ª Armata – US-Army), Ali al-Salem (US-Army);

 

  • ARABIA SAUDITA: Prince Sultan Air Base  (alla periferia di Riad – US-Air Force); King Abdul Aziz Air Base (Dhahran – US-Air Force); Eskan Village Air Base (US-Air Force); King Fahd (Taif – US-Air Force); King Khaled (Khamis Mushayt – US-Air Force); Al-Kharj (US-Air Force); Exmouth (US-Navy); più 5 istallazioni US-Army.

 

  • EMIRATI ARABI UNITI: Al Dhafra/Sharjah (763º Squadrone dell’Expeditionary Air Refueling – US-Air Force); Al Dhafra Air Base (Abu Dhabi – US Air Force).

 

  • QATAR: Al Udeid (US-Air Force); Al-Sayliyah (US-Air Force);  

 

  • OMAN: Thumrait (305º Squadrone dell’Air Expeditionary Force – US-Air Force); Dhuwwah/Masirah Island (US-Air Force); Seeb (US-Air Force); Salalah (US-Air Force);

 

  • BAHREIN: Sheik Isa (Sitrah, Golfo Arabo-Persico – US-Air Force); Muharraq Air Field (US-Air Force); Juffar (Quartier Generale della Vª Flotta americana – US-Navy).

 

  • YEMEN: Base navale di Aden (US-Navy).

 

  • GIBUTI: (Corno d’Africa): Le Monier Barracks (US-Air Force); Gibuti/Le Monier (US-Navy).

 

  • DIEGO GARCIA: (Oceano Indiano): Diego Garcia Air Base (US-Air Force); Diego Garcia (Naval base and support facilities – US-Navy).

 
 
 
Basi  “Echélon” in Europa, Sud Mediterraneo e Vicino Oriente
 
 

Gestite e coordinate dal Comando generale statunitense della NSA (National Security Agency) di Fort Meade (nel Maryland), organizzate in cooperazione con i servizi segreti britannici GCHQ (Government Communications Head Quarters), canadesi CSE (Communications Security Establishment), australiani DSD (Defence Signals Directorate) e neo-zelandesi GCSB (Government Communications Security Bureau), e spesso mimetizzate sotto le mentite spoglie di banali imprese di telecomunicazioni private, le Basi d’ascolto, di spionaggio elettronico e d’elaborazione dati del programma americano Echélon (che già dispone – oltre alle usuali “stazioni” di spionaggio che sono integrate nella normale rete diplomatica e consolare statunitense nel mondo – di una ventina di satelliti spia della National Reconaissance Office – del tipo Keyhole, Mercury, Sigint, Parsae, Comint, Orion/Vortex, Mentor, Trompet, ecc. - e di una trentina di Boeing RC-135 che giorno e notte – da centinaia di chilometri, nel cielo – sono in grado di intercettare, registrare e controllare –  e, se necessario, “piratare” –  qualsiasi comunicazione radio, telefonica, fax, cellulare ed internet, e persino fotografare e decifrare, con altissima risoluzione – come nel caso dei satelliti “Advanced KH-11” e “KH-12” – l’indirizzo di una cartolina postale che state spedendo ad un vostro amico o conoscente!), coprono praticamente l’intero pianeta, con all’incirca 4’000 “antenne” disseminate nei diversi paesi (molte volte completamente all’oscuro di tutto) del mondo. In Europa, le principali Basi del programma Echélon – che agiscono sotto l’egida dei Comandi regionali USA di Morenstow e di Menmith Hill, in Gran Bretagna, e di Bad Aibling, in Germania (Baviera) – sono installate nelle seguenti località (da Nord a Sud): in Islanda: Keflavik; in Lituania: Vilnius; in Estonia: Tallinn; in Lettonia (Latvia): Ventspils; in Finlandia: Santahamina; in Svezia: Karlskrona, Muskö e Lovön; in Norvegia: Borhaug, Jessheim, Fauske/Vetan, Randaberg, Kirkenes, Skage/Namdalen, Vardo e Vadso;  in Gran Bretagna: Belfast (Irlanda du Nord), Brora e Hawklaw (Scozia), Chicksands, Culm Head, Cheltenham, Digby, Menwith Hill, Irton Moor, Molesworth, Morwenstow, Londra (Palmer Street); in Danimarca: Aflandshage, Almindingen, Dueodde-Bornholm, Gedser, Hjorring, Logumkloster; in Olanda: Amsterdam e Viksjofellet; in Germania: Frankfurt, Bad Aibling, Ahrweiler, Hof, Achern, Bad Münstereifel, Darmstadt, Braunschweig, Husum, Monschau, Mainz, Rheinhausen, Stockdorf, Pullach, Vogelweh; in Francia: Parigi (GIX: Global Internet Exchange), Strassburgo e Grenoble; in Austria: Neulengbach e Konigswarte; in Svizzera: Merishausen e Rüthi; in Croazia: isola di Brac ed aeroporto di Zagreb-Lucko; in Bosnia-Erzegovina: Tuzla; in Spagna: Playa de Pals, Pico de las Nieves (Grande Canaria), Manzanares e Rota; in Portogallo: Terceira Island (isole Azores); a Gibilterra (Gibraltar); in Albania: Tirana, Durazzo (Durrës) e Shkodër; in Grecia: Iráklion (Creta); nell’isola di Cipro: Ayios Nikolaos; in Turchia: Istanbul, Izmir, Adana, Agri, Antalya, Diyarbakir, Edirne, Belbasi, Sinop, Strait, Samsun; in Israele: Herzliyya (Q.G. dell’Unità 8200), Mitzpah Ramon, Monte Hermon, Golan Heights Monte Meiron; nel Pakistan: Parachinar; nel Kuwait: Kuwait-City e l’isola di Faylaka; in Arabia Saudita: Araz, Khafji; negli Emirati Arabi Uniti: Az-Zarqa, Dalma, Ras al-Khaimah e sull’isola di Sir Abu Nuayr; nell’Oman: Abut, Khasab, isole di Goat e di Masirah, penisola di Musandam; nello Yemen: isola di Socotra.

 

Diciamocelo francamente: gli Stati Uniti d’America, senza l’immane e tentacolare apparato militare che sono riusciti ad installare, mantenere e sviluppare all’interno dei nostri paesi – e senza la complicità[23] diretta o indiretta dei nostri prezzolati ed indegni uomini politici (rei, per quel loro comportamento, di Alto tradimento nei confronti delle nostre rispettive Patrie) – potrebbero continuare a ricattare militarmente e politicamente la nostra area geopolitica e, quindi, arbitrariamente pretendere di dominare economicamente e culturalmente l’insieme dei nostri Popoli e delle nostre Nazioni? Avrebbero potuto, in qualche modo, essere in grado di scatenare una nuova guerra contro l’Iraq (2003), per impadronirsi – a nostro diretto svantaggio e pregiudizio – della quasi totalità delle riserve petrolifere[24] del mondo? Potrebbero impunemente continuare a fomentare disordini e focolai di tensione in Europa, nei paesi del Mediterraneo ed in quelli del Vicino Oriente, per meglio giustificare il mantenimento sine die delle loro basi militari all’interno dei nostri territori? Certo che non potrebbero.

 

Allora, prendiamo coscienza del problema capitale delle nostre rispettive società: ovvero, l’effettivo problema che pregiudica ed impedisce qualunque nostro possibile, sperabile e concretizzabile sogno d’autentica e tangibile libertà, indipendenza, autodeterminazione e sovranità, sia come uomini, sia come popoli, sia come stirpi, sia come culture, sia come civiltà.
 
 
 

* Alberto Bernardino Mariantoni, politologo, scrittore e giornalista, è specialista in Economia Politica, Islamologia e Religioni del Medio Oriente. Per diciotto anni, collaboratore di “Panorama” ed oltre venti, Corrispondente permanente presso le Nazioni Unite di Ginevra.

 
 
Questo articolo è stato pubblicato su EURASIA – Rivista di Studi Geopolitici – Anno IIº – Numero 3 – Ottobre/Dicembre 2005 – pp. 81-94.



 
 
NOTE:
 
[1] Una potenza che – secondo il “Bases Structure Report 2002” del Dipartimento statunitense della Difesa – possederebbe più di 720 Basi militari disseminate nel mondo.

[2] Secondo C.T. Sandars, il Presidente Harry Truman, nel corso della Conferenza di Potsdam del 7 Agosto 1945. avrebbe dichiarato quanto segue :“Benchè gli Stati Uniti non desiderino profitto o vantaggio egoista da questa guerra, manterremo le basi militari necessarie per la protezione completa dei nostri interessi e della pace del mondo. Le basi che i nostri esperti militari riterranno essere essenziali per la nostra protezione, noi le acquisteremo. Le acquisteremo tramite consistenti arrangiamenti e con l’autorizzazione delle Nazioni Unite” (C.T. Sandars,“America’s Overseas Garnisons: The Leasehold Empire”, Oxford University Press, Oxford, 2000, pag. 5). E’ stato proprio così?

[3] In merito, si legga il mio studio Gli occhi bendati sul Golfo, Jaca Book, Milano, 1991.

[4] Sostegno militare, politico ed economico statunitense all’instaurazione, nel cuore stesso dell’Europa, di compagini musulmane – in Bosnia, in Albania e nel Kosovo – strettamente infeudate a Washington secondo la strategia della “dorsale verde”, un cuneo islamico da porre tra l’Europa centro-occidentale e la Russia;; senza dimenticare l’appoggio incondizionato della Casa Bianca ai “falchi” d’Israele e la sua chiara volontà di mettere i “bastoni tra le ruote” ad una qualunque soluzione pacifica e negoziata della “Questione palestinese”.

[5] Molto importante è il libro di Marina Montesano, Mistero americano. Ipotesi sull’11 settembre (Dedalo, Bari, 2004), che semplicemente mettendo a confronto le notizie apparse su fonti a stampa britanniche e statunitensi (e non le opere dei fautori del “complotto”) dimostra quantomeno che la versione ufficiale sull’11 settembre non sta assolutamente in piedi.

[6] Secondo la Risoluzione 3314 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Dicembre 1974), l’invasione militare anglo-americana dell’Iraq del 2003 poteva senz’altro essere considerata una “guerra di aggressione” ed un “crimine contro la pace”.  Come mai l’ONU non ha ritenuto opportuno applicarla (o almeno evocarla) nei confronti di Washington e di Londra?

[7] Notizia ufficialmente annunciata dal Generale James Jones, Comandante dell’U.S. European Command, in un’intervista rilasciata alla rivista Jane’s Defence Weekly (29 Ottobre 2003), in questi termini : “La rete delle basi degli Stati Uniti in Europa deve cambiare per venire a contatto con l’odierna situazione geopolitica, dove il grande-Vicino Oriente si ritiene che sia il centro geografico di interesse”.

[8] In particolare: incoraggiamento e supporto – a discapito degli interessi di Mosca – alla guerriglia cecena (sottobanco, naturalmente…); al nuovo corso “liberista” in Georgia; alla “rivoluzione arancione” in Ucraina ed ai diversi tentativi di destabilizzazione politica in Bielorussia; incitamento ed aiuti finanziari alle fazioni anti-siriane del Libano, a danno dell’influenza di Damasco nella regione; minaccia (e preparativi?) di intervento militare contro l’Iran, ecc.

[9] E’ comunque curioso… che, fino ad oggi, nessun giornalista o ricercatore dell’Europa, del Vicino-Oriente e/o del mondo, abbia avuto l’idea di accertare dove possano realmente andare a finire, dal 2003, i ricavati della vendita giornaliera di all’incirca 3 milioni di barili di petrolio iracheno (ad una media di 50 USD al barile, lascio fare il conto al lettore!). Visto, in  particolare, che quelle importanti quantità di “oro nero” sono, ogni giorno, regolarmente immesse sui mercati internazionali e la relativa “manna finanziaria” non finisce assolutamente nelle casse dell’attuale “Stato fantoccio” dell’Iraq!

[10] Per fugare ogni dubbio sul fatto che gli odierni gli Stati Uniti costituiscano una cesura con la loro storia precedente e persuadersi invece che se dal principio le intenzioni sono quelle che oggi si palesano, si leggano i segg. studi di John Kleeves: Vecchi trucchi, Il Cerchio, Rimini, 1991; Un paese pericoloso. Storia non romanzata degli Stati Uniti d’America, Barbarossa, Milano, 1998. Ancora di un certo interesse è il volume Il male americano, di Giorgio Locchi e Alain De Benoist, LedE, Roma, 1978.

[11] Confinati, naturalmente, all’interno di quel vasto “pollaio” (in latino: gallinarium, ii), dai fili spinati artatamente occultati o strumentalmente mascherati, che abbiamo ormai preso la spensierata ed irresponsabile abitudine – tra un usuale “stridere”o un “crocchiare” ed un saltuario e contingente”schiamazzare”… – di considerare il massimale e privilegiato perimetro della nostra individuale e collettiva “libertà”, “indipendenza”, “autodeterminazione” e “sovranità” politica, economica, culturale e militare!

[12] Elenco aggiornato a Giugno 2005.

[13] Come riporta il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com (articolo intitolato: “Hiroshima, Italia. Le nostre armi di distruzione di massa”), Hans Kristensen, uno specialista del Natural Resources Defense Council (NRDC) ed autore di un rapporto sulle armi atomiche in Europa, ha rivelato al quotidiano L’Unità (10.02.2005) che sul nostro Continente ci sarebbero attualmente “ben 481 bombe nucleari, dislocate in Germania, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Olanda e Turchia. In Italia ve ne sono 50 nella base di Aviano e altre 40 in quella di Ghedi Torre, in provincia di Brescia”.

[14] North Atlantic Treaty Organization.

[15] National Security Agency

[16] Per insediamenti, bisogna intendere: medi e piccoli acquartieramenti militari, basi per il lancio di missili, depositi (per carri armati, automezzi, artiglieria, munizioni e pezzi di ricambio), stazioni d’ascolto e/o radio, nonché villaggi, ospedali, centri di riposo e di svago per il personale civile e militare statunitense che è permanentemente basato nel paese.

[17] Sede del Quartier Generale della US-Air Force.

[18] Caserma o acquartieramento importante (in inglese: “Barracks”).

[19] Sede del Quartier Generale della US-Army.

[20] Quando è citato soltanto il nome della città, in neretto, trattasi di sede di Comando regionale.

[21] Nonostante che la Francia, dal 7 Agosto 1966, rifiuti ufficialmente di ospitare Basi USA o NATO.

[22] Gli USA sono riusciti ad impiantare le loro Basi, in Italia – e continuano indisturbati a mantenerle e ad aumentarle – sulla base di: 1)- Le clausole segrete della “Convenzione d’Armistizio” del 3 Settembre 1943;  2)- Le clausole segrete del “Trattato di pace” imposto all’Italia, il 10 Febbraio del 1947 (Parigi);  3)- Il “Trattato NATO” firmato a Washington il 4 Aprile 1949, entrato in vigore il 1 Agosto 1949;  4)- “L’Accordo segreto USA-Italia” del 20 ottobre 1954 (Accordo firmato esclusivamente dai rappresentanti del Governo di allora e mai sottoposto alla verifica, né alla ratifica del Parlamento); 5)- Il “Memorandum d’intesa USA-Italia” o “Shell Agreement”  del 2 Febbraio 1995.

[23] Sarebbe peggio, se si trattasse soltanto di indolenza, noncuranza o inabilità!

[24] Situazione che potrebbe addirittura essere incrementata e completata, se gli USA decidessero (come stanno già facendo…) di continuare a destabilizzare la Repubblica Islamica d’Iran o (come sembra sia in programma…) di scatenare una vera e propria invasione/occupazione militare nei confronti di questo paese.


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