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IL VIAGGIO DELLA CLINTON METTE IN EVIDENZA I PUNTI DEBOLI DEL RITORNO DEGLI STATI UNITI IN ASIA

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Liu Zongyi, Global Times, 17 luglio 2012

Il Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha recentemente compiuto un viaggio che circonda la Cina. Dal Giappone alla Mongolia, poi in Vietnam, Laos e Cambogia, la Clinton si è principalmente focalizzata su tre cose:

1. sostenere il Giappone, il Vietnam e le Filippine nelle controversie con la Cina per la sovranità marittima;

2. bilanciare l’influenza economica della Cina in Asia incrementando gli scambi commerciali e le relazioni economiche con i paesi del Sud-Est;

3. fare del sostegno alla democrazia e ai diritti umani il nucleo della strategia degli Stati Uniti in Asia attaccando contemporaneamente il modello di sviluppo della Cina.

Ogni punto prende di mira la Cina insinuandosi. Sembra che gli Stati Uniti stiano stringendo il loro accerchiamento sulla Cina, ma d’altra parte, possiamo vedere la debolezza della strategia del “Ritorno in Asia” degli Stati Uniti.

La strategia del “Ritorno in Asia” dell’’amministrazione Obama copre il campo politico e militare, come quello del commercio e dell’economia. Ma pare che la strategia stia gradualmente perdendo di incisività.

Dal punto di vista militare, negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno migliorato la propria distribuzione nella regione dell’Asia-Pacifico e hanno interferito in dispute territoriali fra la Cina e i paesi interessati. Le dispute sul Mar Cinese Meridionale e la controversia sull’Isola Diaoyu si sono intensificate con l’incunearsi degli Stati Uniti. Ma gli Stati Uniti mirano a controllare la Cina acquisendo vantaggi da queste dispute, piuttosto che affrontarla direttamente. Essere coinvolti in un conflitto armato con la Cina è l’opzione meno desiderabile.

Ma le cose non andranno come gli Stati Uniti desiderano. Paesi come le Filippine e il Vietnam cercarno di impossessarsi delle isole e delle acque che non gli appartengono cavalcando la tigre. Essi sperano di ottenere una massiccia assistenza militare dagli Stati Uniti, che gli Stati Uniti però non possono permettersi di fornire.

India e Giappone hanno le loro proprie considerazioni strategiche. Gli Stati Uniti vedono l’India, la più grande democrazia del mondo, come un pilastro della loro strategia dell’Asia-Pacifico e un pezzo della scacchiera per bilanciare la Cina. Tuttavia, l’India ha chiaramente dimostrato che la sua strategia politica nei confronti della Cina dovrebbe essere un equilibrio tra competizione e cooperazione, una posizione che frustra notevolmente gli Stati Uniti.

Sulla questione delle Isole Diaoyu, gli Stati Uniti sostengono che il Trattato di Mutua Cooperazione e Sicurezza tra gli Stati Uniti e il Giappone è applicabile alle isole Diaoyu. Ma affermano anche che non adotteranno alcuna posizione nella disputa. Gli Stati Uniti assumono pertanto un atteggiamento ambiguo e sperano di mantenere la tensione tra Cina e Giappone. Nel frattempo, temono che politici giapponesi di estrema destra e senza scrupoli possano scatenare un conflitto armato

Per quanto riguarda la maggior parte dei paesi dell’Asia orientale, essi non vogliono né vedere l’instabilità causata dalla strategia degli Stati Uniti in Asia né scegliere da che parte stare tra Cina e Stati Uniti. Tutto questo suggerisce che gli Stati Uniti si trovano di fronte a un dilemma.

Il tour asiatico della Clinton si è principalmente focalizzato sulla promozione delle relazioni commerciali ed economiche, soddisfando i bisogni di alcuni Paesi asiatici. La Clinton ha visitato i Paesi del sudest asiatico come il Laos e la Cambogia per migliorarne l’assistenza economica. Gli Stati Uniti sperano di bloccare l’integrazione economica dell’Asia orientale e competere con la Cina per l’influenza economica. Ma se gli Stati Uniti potranno davvero spostare l’oggetto della concorrenza con la Cina dai campi politico e militare al campo economico, ciò gioverebbe alla stabilità regionale e alla prosperità in Asia orientale.

Il rafforzamento dei legami economici e commerciali sarebbe stata una scelta strategica perspicace, ma questo buon approccio diplomatico è superato. Le vuote osservazioni sulla democrazia da parte della Clinton e gli attacchi al modello di sviluppo della Cina riflettono la debole economia statunitense e una politica bloccata. Realizzare la democrazia ha bisogno di determinate condizioni. Tuttavia è un fatto indiscutibile che molti Paesi sono caduti nel caos dopo che gli Stati Uniti gli hanno imposto il loro modello di democrazia.

Alcuni paesi diventano vittima del populismo dopo che hanno adottato il sistema democratico, come la Mongolia, che è ricca di risorse naturali ma è notevolmente in ritardo nello sviluppo economico.

Anche i Paesi occidentali sviluppati sono profondamente impantanati nella crisi finanziaria ed economica, perché la riforma sociale ed economica non può essere promossa a causa della faziosità.

Il modello di sviluppo della Cina non è completo, ma la Cina è sulla via della riforma economica e sociale e dello sviluppo, che rende il suo modello più interessante sullo sfondo della crisi economica globale.

La strategia asiatica degli Stati Uniti ha le sue carenze e i suoi impedimenti da una prospettiva militare, economica ed ideologica. Ci sarebbero tante altre domande e dubbi sulla sostenibilità della strategia del “Ritorno in Asia” degli Stati Uniti.

La Cina sostiene il consolidarsi di un nuovo tipo di rapporto tra Cina e Stati Uniti il cui modello globale non può essere influenzato da problemi specifici. La Clinton, di recente, ha anche affermato che gli Stati Uniti sono disposti ad avere rapporti costruttivi con la Cina in un incontro con il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi a Phnom Penh, in Cambogia. Evitare i conflitti è il primo passo. Le relazioni sino-americane dovrebbero svilupparsi basandosi sul rispetto reciproco, la promozione reciproca e la competizione pacifica.


Traduzione a cura di Eurasia

FONTE: http://english.peopledaily.com.cn/102774/7877151.html


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